In questi anni (a breve 19) di cammino con Michele ho incontrato tantissimi professionisti del settore (medici, psicologi, neuropsichiatri, psichiatri, consulenti ABA) e tutte le volte super entusiasta pensavo di aver trovato la persona giusta.
Anche nella Associazione che ho creato ero sempre alla ricerca della persona giusta che mi aiutasse a risolvere i problemi di mio figlio e degli altri ragazzi.
Circa due anni fa l'incontro con le Dott.sse Cecilia Marchisio, Natascia Curto e il Centro Studi per i Diritti e la Vita Indipendente.... Anche in questo frangente, come illuminata sulla via di Damasco, pensavo di aver trovato la "persona giusta".
In questi anni attraverso gli incontri e la lettura dei loro libri mi hanno insegnato che la soluzione dei problemi non è fuori nelle persone, ma è dentro di noi e dei nostri figli. Dobbiamo tornare a guardarli come persone con una volontà e dei diritti, non dei pacchi da collocare a scuola, nei centri diurni, in struttura, in centri occupazionali, seguiti da super esperti, come le istituzioni ci hanno abituati a guardarli.
Cecilia, Natascia, Daniela e gli altri ricercatori (mi permetto di chiamarle con i nomi con affetto e stima) ci hanno dato gli strumenti per pensare e costruire nuove prospettive di inclusione.
Ci hanno dato gli strumenti metodologici, ma tocca a noi genitori e operatori di AMA, trasformarli in azioni, cosa non facile perchè le Istituzioni sono ancora lontane da una completa comprensione delle parole chiave dell'inclusione (coprogettazione, contesti, capacitazione) e dalla loro declinazione in prassi operative, anche nella nostra città dove il §Centro Studi ha lavorato tantissimo con il progetto 19Pari! del Ce.pi.m.
Vi chiederete il senso di questo intervento..... è una riflessione a quanto sto cercando di far capire in questi giorni alle famiglie con cui parlo.
Nessuno può fare la parte nostra di pretendere il rispetto della Convenzione ONU, neppure la Santa Dottoressa Marchisio, da cui tutti vorrebbero essere seguiti e questo me lo ha insegnato proprio lei con la competenza e la professionalità che è solo dei grandi scienziati e ricercatori.
Freire diceva: Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo.
RispondiEliminaPer me come animatore socioeducativo la mediazione del mondo è la possibilità dei singoli di dire la propria, nei gruppi di appartenenza, nei territori, tra i pari. Ogni singolo deve avere il mondo attorno, quello che sceglie, quello che lo accoglie e lo fa stare bene, e lo fa evolvere nel miglior essere umano possibile
Bellissimo. Il problema è che, invece, le famiglie e le persone disabili sono abituate a sentirsi fragili e soli. Quindi ciò che manca è anche la presa di responsabilità e la capacitazione delle famiglie e delle persone con disabilità a diventare ATTORI del processo.
RispondiEliminaIl mio blog vorrebbe anche avere questo scopo e penso che, se non aiutiamo le famiglie e le persone con disabilità ad affrancarsi dall'assistenzialismo e a prendere in mano la propria vita difficilmente i diritti si affermeranno da soli.
Grazie dell'intervento e dello spunto di riflessione!