Si tratta come sempre di un saggio scritto con competenza, ma anche con passione e lucidità, in cui emerge come il cambiamento di paradigma apportato dalla Convenzione ONU necessiti di una ricostruzione dell’approccio alla disabilità. Se al centro c’è la persona, non la disabilità, e i diritti della persona sono i diritti di tutti gli altri nella società, chi risponde al mandato di accompagnamento verso la piena cittadinanza deve affrontare nuove sfide, che vanno anche verso orizzonti ad oggi inesplorati.
Penso che se diciamo che al centro c’è la persona, tutti sono d’accordo e ci mancherebbe, il problema è che ad oggi tutti guardano quella persona con la lente della diagnosi e della disabilità, cioè un’etichetta, che non mi permette di vedere e ascoltare le reali esigenze di quella persona.
La bellezza del libro è però la lucidità con cui le scrittrici mettono in evidenza le difficoltà a lavorare in un modo diverso da parte di tutti dai soggetti stessi e le loro famiglie, che per anni si sono riflessi in quello specchi, alle varie istituzioni o realtà che offrono i “servizi”.
Per me questo libro è un punto di arrivo, ma anche di partenza per proseguire il cammino nell'accompagnamento di Michele e degli altri ragazzi a diventare cittadini veri della nostra società.
Ovviamente sono orgogliosa perché io e Michele veniamo ringraziati (non so per cosa) nella prefazione e perché un capitolo è dedicato alla Cooperativa Vedogiovane Asti, che abbiamo accanto in questo cammino.
Non perdete gli altri libri:
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recensione di Paola Bombaci